LA MODA DEL VISO IN EUROPA TRA IL XVII ED IL XVIII SECOLO/THE FACE FASHION IN EUROPE BETWEEN THE XVII AND THE XVIII CENTURY
Nel Seicento non si dava importanza soltanto a ciò che stava sopra la testa, ma anche a quello che si metteva sotto. Ad esempio, la gorgiera, un collare di stoffa pieghettata sostenuto da un supporto, che poteva raggiungere i trenta centimetri di raggio. Questo accessorio isolava il volto dal resto del corpo, lo enfatizzava nel suo pallore (esaltato da cipria o biacca) e rendeva in tal modo astratta la figura femminile. La moda del viso bianchissimo continuò anche nel Settecento. Per quanto concerne questo, ad esempio la veneziana Gioseffa Caminer, fondatrice e direttrice (1768) di quello che viene considerato il primo periodico femminile in Italia, “La donna galante ed erudita”, scriveva che le donne nascondevano il volto, nel modo seguente: “con scrupolosa premura, […] con una specie di gomma bianca, estremamente fina, sulla quale passano un color rosso, e che attaccano sulle gote con un pennello: queste mascare so fatte con tanto artifizio che si prenderebbero per visi naturali”. Chi non si poteva permettere la cipria – o polvere di Cipro – formata principalmente da talco e amido, utilizzava l’alternativa più economica rappresentata dalla farina di avena. Così la cipria diventò un componente tanto essenziale della moda femminile che uscire di casa senza spargersela sul viso era considerato segno di lutto. Nel Settecento la sua capitale era Venezia: se ne producevano enormi quantità e la Repubblica stava ben attenta a promuoverne il commercio e combattere le falsificazioni. Intanto furoreggiano pure nei posticci, detti “mosche”, che ornano vezzosi i visi delle donne. Questi erano dei puntini neri fatti di velluto, seta, pelle, o carta colorata. Talvolta assumevano anche un preciso significato simbolico: la mosca sul naso significa sfrontatezza, e quindi si chiamava “sfrontata”; quella all’angolo dell’occhio si nominava “appassionata”; sulle labbra era detta “civetta”; sull’incavo del mento “galante”; all’angolo della bocca “assassina”. I finti nei potevano essere tagliati secondo forme diverse (stelle, soli, lune crescenti, comete, segni zodiacali) e le dame arrivarono a mettersene ben otto o dieci per volta.
In the seventeenth century, importance was not only given to what was above the head, but also to what was worn underneath. For instance, the ruff, a pleated fabric collar supported by a bearing, which could reach a radius of thirty centimetres. This accessory isolated the face from the rest of the body, emphasized its pallor (exalted by face powder or white lead) and thus made the female figure abstract. The fashion for the very white face also continued in the eighteenth century. As regards this, for instance, the Venetian Gioseffa Caminer, founder and director (1768) of what is considered the first women’s periodical in Italy, “The gallant and erudite woman”, wrote that women hid their faces, in the following way: “with scrupulous care, […] with a kind of extremely fine white rubber, on which they pass a red colour, and which they stick on the cheeks with a brush: these mascaras are made with so much artifice that you would take for natural faces”. Those who could not afford face powder – or Cyprus powder – made up mainly of talc and starch, used the cheaper alternative represented by oatmeal. So powder became such an essential component of women’s fashion that leaving the house without spreading it on the face was considered a sign of mourning. In the eighteenth century its capital was Venice: enormous quantities were produced and the Republic was very careful to promote trade and combat forgeries. Meanwhile, they are also all the rage patches, called “flies”, which charmingly adorn the faces of women. These were black dots made of velvet, silk, leather, or coloured paper. At times they also took on a precise symbolic meaning: the beauty-spot on the nose means effrontery, and therefore it was called “cheeky”; the one in the corner of the eye was called “passionate”; the one on the lips it was called “coquette”; the one on the hollow of the chin “gallant”; the one in the corner of the mouth “murder”. The patches could be cut according to different shapes (stars, suns, crescent moons, comets, signs of the zodiac) and the ladies got to wear eight or ten of them at a time.
Bibliografia/Bibliography
Alessandro Marzo Magno. 2016, Con stile. Come l’Italia ha vestito (e svestito) il mondo, Milano, Garzanti S.r.l.